Ugo Morelli
Professore di Psicologia del lavoro e dell'organizzazione
e di Psicologia della creatività e dell'innovazione
Valentino Braitenberg, un grande scienziato
Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc
Si
faceva annunciare dal profumo del suo sigaro e dall’accento con una
leggera inflessione tedesca che dichiarava le sue origini alto atesine.
Valentino Braitenberg è stato uno dei più grandi scienziati del XX
secolo. Una di quelle figure in grado di connettere la ricerca
scientifica più avanzata con un elevato sentimento della società e della
politica, della scienza e del ruolo pubblico del sapere. Il suo
interesse, fin dal principio della sua carriera, di ricercatore
internazionale si era concentrato sul cervello umano. Braitenberg aveva
avviato il suo percorso di ricerca cercando di comprendere, come
testimoniava sempre, il funzionamento e il ruolo del cervello nel
comportamento umano, assumendo la prospettiva della fisica. Come con la
sua ironia e con il suo humor raccontava sempre, fu uno dei primi a
capire che “tagliare il cervello a fettine” per comprenderne la natura e
il funzionamento non avrebbe portato lontano. Aveva quindi fatto
proprio il processo rivoluzionario che avrebbe trasformato radicalmente
la biologia e la neurobiologia, grazie agli avanzamenti della teoria
dell’informazione. Fin dalla sua lunga esperienza di ricerca a Napoli e
poi negli Stati Uniti d’America aveva quindi applicato la prospettiva
della teoria dell’informazione e l’approccio sistemico all’analisi del
cervello umano. La sua visione da scienziato naturale, decisamente
laica, e fortemente attenta a comprendere la natura umana come parte del
sistema evolutivo del vivente, lo avevo gradualmente portato a far
proprio il contributo proveniente dallo studio delle macchine
intelligenti, nel tentativo di stabilire una connessione proficua tra
intelligenza artificiale e intelligenza naturale. Per questa via
Valentino Braitenberg ha contribuito a fondare quelle che poi si
sarebbero chiamate le neuroscienze con rilevanti risultati di ricerca
che riguardano un ampio spettro di fenomeni riconducibili alle dinamiche
del sistema cervello-mente. Ma Valentino Braitenberg non era uno
scienziato distaccato dalla realtà né era portatore di una visione
scientista della scienza. E’ stato un uomo del presente in grado di
connettere la ricerca alle applicazioni e al ruolo centrale
dell’educazione. Quando Massimo Egidi lo chiamò per avviare le attività
del laboratorio di scienze cognitive di Rovereto, il nostro dialogo sul
rapporto fra sistema cervello-mente e apprendimento umano individuò un
percorso di ricerca che si proponeva di riformulare i metodi e le
tecniche dell’apprendimento basandoli non solo su un cognitivismo
astratto ma sullo studio delle vie naturali dell’apprendimento umano.
Braitenberg aveva capito in anticipo che l’apprendimento umano non era
un processo basato solo sulla trasmissione di informazioni e che non era
fondato su una pedante esecuzione di regole. Queste sue riflessioni e
questi suoi percorsi di ricerca erano presenti anche nel suo stile di
vita. Era fortemente contrario a ogni invasione ideologica della ricerca
scientifica e attento all’affermazione di qualunque forma di
pregiudizio. Raccontava con gusto che nei suoi anni napoletani poteva
lasciare l’automobile parcheggiata senza né chiuderla né portare via le
chiavi. Era uno uomo solare Valentino Braitenberg e chi lo ha conosciuto
e gli ha voluto bene si commuove immaginandolo arrivare con la sua Golf
rossa d’annata e la sua magnifica chioma bianca.
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